“Santamonica Story”: tutte le curiosità sul Misano World Circuit, tempio delle due ruote della Rider’s Land e sede del GP della Repubblica di San Marino.

Correva l’anno 1972: il 6 agosto, sotto il sole che circonda le colline dell’entroterra tra Cattolica e Riccione, un manipolo di imprenditori privati guidati dalle sapienti mani di Enzo Ferrari e dall’ingegnere modenese Umberto Cavazzuti, inauguravano quello che ancora oggi è il tempio delle due ruote in salsa romagnola.

Parlare del Misano World Circuit Marco Simoncelli infatti, non vuol dire narrare la sola storia di una pista, ma riferirsi al massimo monumento di quella che è una passione viscerale, un luogo di culto dal carattere quasi religioso, di una terra legata indissolubilmente ai motori, siano essi a due o quattro ruote. Misano è da oltre 50 anni il centro di un’enclave tra le alte Marche e la Romagna, dove – mistero delle vocazioni territoriali ‒ nascono miti e piloti che infiammano il Circus. L’epicentro di una comunità innamorata delle corse – oltre che della piadina e delle tagliatelle al ragù – incastonata tra le colline e il Montefeltro, la pista, l’autostrada, il mare.

Il 4 settembre 2022, 50 anni e poco meno di un mese più tardi, si correrà la dodicesima edizione del Gran Premio San Marino e Riviera di Rimini. Ma per comprendere la storia di questo pezzo di Romagna, per capire le ragioni alla base di quella cultura identificata oggi con il nome del fenomeno mediatico “Valentino Rossi”, niente può essere più iconico della storia del Circuito Internazionale Santamonica.

La nascita

D’altronde, le più belle storie nascono sempre da piccole rivoluzioni. E anche il Circuito di Misano non è esente da questa logica: proprio dove oggi troneggia il tracciato, fu prevista negli anni ‘60 la costruzione di un inceneritore. Al tempo, il Misano World Circuit era nient’altro che una pista di atterraggio desueta, che aveva svolto la funzione di base temporanea per gli aerei americani durante la prima guerra mondiale. Grazie a una vera e propria “sommossa” dei cittadini misanesi, gli amministratori del tempo dovettero cambiare destinazione d’uso all’area, spostando la costruzione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti pochi chilometri più in là, in località Raibano, dove trova dimora ancora oggi.

Ma questa è solo la prima rivoluzione che segna la nascita del circuito. La seconda, dal carattere tragico, si intreccia con la data del 4 aprile 1971.  Proprio quel giorno avviene l’incidente mortale di Angelo Bergamonti sul circuito cittadino di Riccione, allagato per pioggia: il motociclismo italico vive una delle sue giornate più nere, provocando la reazione delle istituzioni. Un decreto governativo pone la parola fine alle corse di velocità su strada. Quella di Riccione non sarà comunque l’ultima pagina di storia della Temporada, nome con cui era conosciuta la serie di gare motociclistiche primaverili sui circuiti cittadini della Riviera per oltre 30 anni: agli inizi del 1972 i Comuni di Rimini e Cesenatico proveranno a organizzare due gare, fissate nelle date del 26 marzo e 3 aprile, senza però ricevere dalle autorità competenti il nulla osta per correre. Saltò tutto: il motociclismo italico parve davvero trascinarsi in un vicolo cieco.

Ma mentre ci si interrogava su come salvare il settore, le ruspe erano già al lavoro sul progetto di costruzione del nuovo circuito di Santamonica. Quello che avvenne è un vero e proprio miracolo: in soli 6 mesi di lavoro, la costruzione del circuito venne completata e, il 6 agosto 1972, sul nuovo autodromo Santamonica rombarono per la prima volta i motori.

Duelli e trionfi “italici”

MotoGP, Superbike, World Ducati Weekend: anche se gli eventi più rappresentativi del circuito oggi sono quelli dedicati alle due ruote, la prima gara vide scendere in pista le auto, con vittorie di Arturo Merzario, Vittorio Brambilla, Giancarlo Martini.

 

 

Non passò molto tempo prima che nomi altisonanti del motociclismo italiano sfrecciarono sulle celebri curve del Carro, del Tramonto e della Quercia: 7 giorni dopo, il 13 agosto, Giacomo Agostini nella categoria 350, Renzo Pasolini nelle 250, Otello Buscherini nelle 125 e Guido Mandracci nelle 750, furono i primi piloti a trionfare nell’autodromo di Santamonica. Di questi 4 alfieri, Renzo Pasolini – per tutti “il Paso” – è forse il primo vero pilota simbolo della Rider’s Land. Nato a Rimini, il suo modo di correre entusiasmò le folle, essendo uno di quei piloti che non facevano calcoli alla guida: o sul podio o in terra. Epici rimangono i duelli tra la sua Benelli e la MVAgusta di Giacomo Agostini: il pubblico degli appassionati italiani fu, per la prima volta in quegli anni, diviso tra il tifo per il romagnolo o per il bresciano.

La storia di Renzo Pasolini si intreccia con la storia del Misano World Circuit anche per la sua tragica fine: il pilota perse la vita nel 1973, a Monza, durante il Gran Premio Motociclistico per le Nazioni a seguito di una rovinosa caduta che vide tra le vittime anche il pilota finlandese Jarno Saarinen. A seguito dei numerosi incidenti mortali la tappa italiana del motomondiale fu spostata a Imola, al Mugello (dove si corre ancora oggi) e proprio a Misano Adriatico, per ben 7 edizioni corse tra il 1980 e il 1993.

Repubblica di San Marino e motomondiale: questa unione s’ha da fare

Ad affiancare l’Italia per poter disputare nella penisola la seconda gara dell’anno, a partire dal 1981, è la Repubblica di San Marino, piccolo Stato incastonato al confine tra Marche e Emilia Romagna, pienamente incluso in quella fede per le due e quattro ruote che accompagna il circuito a lei più vicino territorialmente: proprio il Santamonica.

Bisognerà in realtà attendere la quarta edizione, quella del 1985, per veder disputare sul Misano World Circuit il primo Gran Premio motociclistico della Repubblica di San Marino, con vittorie di Jorge Martínez nella classe 80, l’oggi più che mai noto come team manager Fausto Gresini nella classe 125, Carlos Lavado nella classe 250 e Eddie Lawson in 500.

Quella di domenica sarà la venticinquesima edizione del Gran Premio di San Marino. Ben 18 di esse si sono disputate a Misano Adriatico – 1985, 1986, 1987 più uno ogni anno dal 2007 ad oggi – 4 al Mugello (1982, 1984, 1991, 1993) e 2 a Imola (1981, 1983). Al tempo stesso, però, assisteremo al 28° GP iridato organizzato dalla pista romagnola. Infatti ai 18 Gran Premi di San Marino vanno aggiunti 7 GP delle Nazioni (1980, 1982, 1984, 1989, 1990, 1991, 1993) e 2 GP di Emilia Romagna (2020, 2021).

A ricordarci le prime storiche edizioni di quella che ormai è una tappa fissa del motomondiale, è il francobollo emesso nel 1981, in occasione della prima gara disputata all’Autodromo Dino Ferrari di Imola, ambitissimo pezzo di collezionismo per appassionati di due ruote e non solo.

Lo schianto di Wayne Rainey, i lavori per il grande ritorno del Motomondiale.

Proprio nell’ultima edizione della prima vita del GP della Repubblica di San Marino, nel 1993, avvenne il terribile incidente accaduto al pilota statunitense Wayne Rainey all’uscita dal curvone Misano, che pose fine alla carriera agonistica del 3 volte campione del mondo della classe 500. Un fuoriclasse che faceva della costanza sul giro e della solidità – nell’intera carriera cadde solo 3 volte – i suoi punti di forza.

Il rovinoso incidente sul tracciato di Misano gli provocò la frattura della colonna vertebrale: così Rainey fu costretto a dire addio alle corse e ad iniziare una nuova vita sulla sedia a rotelle. L’eco mediatico dell’accaduto portò l’interruzione delle gare del motomondiale sul circuito di Santamonica per oltre 13 anni.

In questo lasso di tempo i tanti appassionati romagnoli, marchigiani e sammarinesi, tra cui gli imprenditori proprietari del circuito, non permisero però al tempio di cadere in disuso. Oltre al Mondiale di Superbike – che non ha mai smesso di disputarsi sul tracciato riminese dal 1993 fino al 2012 – e ai tanti altri eventi di cartello, partirono ingenti lavori di modifica. Nel 1993 il circuito venne allungato, portando il tracciato da una lunghezza di 3.488 m a 4.060 m. Nel 1997 vennero realizzati i nuovi box e l’anno successivo furono completati anche i lavori d’estensione della zona paddock. Tra il 2001 e il 2005, oltre alla costruzione di nuove tribune, è stato dotato il circuito di un nuovo accesso principale. Infine nel 2006, in occasione del ritorno del motomondiale nella Rider’s Land, tenuta per troppi anni a digiuno del circuito motociclistico più famoso al mondo, venne invertito il senso di marcia dell’intero tracciato e dotata la pista delle più alte misure di sicurezza esistenti.

VR46: il profeta che mancava alla Rider’s Land e quella dedica speciale al Sic.

Per rimanere in tema di numeri, fede e misticismo, sono due le cifre che qualunque appassionato di moto romagnolo non scorderà facilmente: il 15, come i 15km che separano la casa di Valentino Rossi dal circuito di Santamonica. Il 46, semplicemente il numero più conosciuto mai apparso su una moto al mondo e simbolo delle tante imprese che il campione di Tavullia ha saputo regalare in oltre 25 anni di carriera.

Con il ritorno del Gran Premio di MotoGP al Misano World Circuit a partire dal 2006, il disegno per la più grande opera mediatica mai tenuta in Riviera era servito: portare al trionfo sulla pista di casa il più forte e iconico pilota di MotoGP della storia. D’altronde, dove poteva essere nato se non in queste colline dove il motociclismo è vissuto quasi come esperienza religiosa?

L’impresa si concretizzò solo due anni più tardi, nell’edizione 2008, con l’invasione di bandierine giallo-blu in pista. Qualche settimana più tardi, a Motegi, dopo un digiuno durato per ben due stagioni, Valentino Rossi conquistò il suo ottavo e penultimo titolo mondiale.

Ma il momento più commovente il profeta della Rider’s Land lo regalo al popolo di Misano Adriatico nel 2014: dopo anni difficili in Ducati, il ritorno in Yamaha e un duello rusticano con Marc Marquez, la vittoria in casa per celebrare la scomparsa di Marco Simoncelli, avvenuta nel 2011 sul circuito di Sepang.

L’esultanza con il dito alzato al cielo, le dichiarazioni davanti alle telecamere con gli evidenti occhi lucidi, sembrano qualcosa di più di un film, che i fedeli faranno per sempre fatica a scordare. È doveroso riportarle qui: “Avere la coppa con il 58 del Sic è speciale. Qui il pensiero di tutti va sempre a lui e potergli dedicare la vittoria è qualcosa di speciale, che va oltre tutto il resto”.

Già, perché la terra delle due ruote italiane ha visto pochi anni prima morire in pista l’erede designato di VR46, nato ad ancora meno chilometri di distanza dalle curve del Santamonica: Marco Simoncelli. In suo onore, nel 2012, il circuito ha assunto la sua nuova denominazione. Storie di passione e adrenalina, ma talvolta anche maledettamente tragiche e crudeli, come solo gli sport motoristici e i suoi appassionati sanno di poter vivere.

Valentino Rossi durante il giro di prova prima della gara di Moto Gp del Gran Premio di San Marino, Misano Adriatico, 13 settembre 2015. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

Curiosità finali

Santamonica non è solo un autodromo, ma l’espressione di un territorio come quello della Riviera Romagnola, da sempre “la capitale della movida” all’italiana, fin dai primi anni 70. Forse è proprio questo il motivo che spinse nel 1974 l’impresario David Zard ad ideare il SantaMonica Rock Festival, che si sarebbe dovuto tenere proprio all’autodromo.

L’intento degli organizzatori era chiaro: fornire la risposta italiana a Woodstock. Il festival venne ampiamente pubblicizzato sui media: tra gli artisti annunciati figuravano nomi del calibro di Rod Stewart, Humble Pie, Deep Purple e Lou Reed. Venne annullato all’ultimo momento per motivi di ordine pubblico, causando scontri e incidenti.

E anche se star come Lou Reed o Ian Gillan non hanno mai calcato la sua superfice, il profeta Valentino Rossi ha appeso la sella al chiodo nel 2021 e un altro idolo del motorsport come Michael Schumacher è riuscito a correre sul suo tracciato una sola volta in sella ad una KTM Super Duke, la fama e il fascino della sua storia non accenna a terminare.

Il tempio della Rider’s Land è pronto a regalare un altro weekend di brividi e passione.