San Marino, tre grandissimi ospiti nel “salotto buono”

Per impreziosire Villa Manzoni, Ente Cassa di Faetano ha acquistato “Scudo VIII”, “Novecento” e “Colpo d’ala” del Maestro Arnaldo Pomodoro.

di Alessandro Carli

Lo spunto iniziale: la comunicazione da parte dell’Ufficio Filatelico e Numismatico che alla 47esima edizione del Premio Internazionale d’Arte Filatelica di Asiago dei primi di luglio ha presentato un annullo che riproduce un’opera di Arnaldo Pomodoro, “Senza Titolo”.

Spunto che ha accesso una lampadina: esistono opere nella Repubblica di San Marino “firmate” dal celebre scultore?

Si sono aperti così i cassetti della memoria, e il pensiero è volato all’indietro, ha fatto le capriole e si è soffermato nel giardini di un meraviglioso edificio, ubicato a Dogana: Villa Manzoni, “salotto” per bene del Monte Titano, luogo in cui la cultura di spessore siede già da qualche anno e con una certa frequenza.

L’incontro tra l’Ente Cassa di Faetano e il Maestro Arnaldo Pomodoro è avvenuto nel 2005 in occasione del “Premio San Marino”, il concorso promosso dalla fondazione dedicato ai sammarinesi che si sono distinti nel mondo. L’idea di commissionare a Pomodoro la realizzazione di una scultura come premio per i vincitori e la sua positiva risposta hanno dato vita a un rapporto cordiale e proficuo che ha portato subito a un ambizioso progetto chiamato “Il luogo della freccia” – una rivisitazione della Cava dei Balestrieri – purtroppo rimasto irrealizzato.

“La mancata realizzazione del ‘Luogo della freccia’ – scrisse il presidente di ECF di allora, Fabio Gasperoni – ha rafforzato la nostra convinzione che una ‘presenza’ di Arnaldo Pomodoro a San Marino si imponesse, sia per i ricordi che fin da giovane hanno legato il Maestro alla nostra Terra sia per il cordiale rapporto instauratosi in questi anni con la nostra Fondazione”.

Per impreziosire Villa Manzoni, Ente Cassa di Faetano ha acquistato tre opere del grande scultore: “Scudo VIII”, “Novecento” e “Colpo d’ala”. Tre perle che successivamente si sono “fermate” anche tra le pagine di un volume: nel 2010, a cinque anni dall’inizio della collaborazione, l’Ente ha pubblicato il libro “Arnaldo Pomodoro a San Marino”, curato dal critico d’arte Armando Ginesi.

“All’interno della ricca produzione artistica di Arnaldo Pomodoro – ancora Fabio Gasperoni – la scelta si è orientata su tre sculture che ci sembravano particolarmente significative per la nostra realtà. Lo ‘Scudo VIII’, collocato sulla facciata della Villa, richiama sia la storia militare della nostra Repubblica, sia la sua tradizione di accoglienza e difesa dei deboli; caratteristiche queste che ritroviamo anche nella storia del nostro gruppo bancario come vocazione alla solidarietà ed al sostegno delle categorie più deboli”.

L’opera “Novecento”, ubicata nel giardino, si eleva al cielo con la sua evoluzione a spirale. “Ci sembra possa ben rappresentare il cammino di crescita umana, sociale ed economica che, non senza contraddizioni e difficoltà, ha caratterizzato la storia sammarinese nel secolo scorso ma allo stesso tempo evoca per noi anche lo straordinario cammino percorso dalla piccola Cassa Rurale nata nei primi decenni del Novecento a Faetano”.

Infine l’ultima scultura, “Colpo d’ala”, collocata nel giardino della sede della Banca di San Marino adiacente alla Villa. “Crediamo – concluse Fabio Gasperoni – possa costituire un auspicio per il nuovo secolo: il suo inizio tristemente segnato da terribili violenze e da non pochi problemi non spenga l’anelito dell’uomo ad elevarsi e a costruire un mondo migliore”.

Perché – ed è questo in significato sotteso – anche la Repubblica di San Marino ha necessità di un “colpo d’ala” che segni un balzo in avanti non solo a livello economico ma soprattutto nella riscoperta di quei valori di fede e di civiltà che sono da sempre il grande patrimonio dei sammarinesi sul quale costruire il terzo millennio della propria storia.

In merito a questa straordinaria scultura, meravigliose sono le parole pronunciate dallo stesso artista di Morciano: “Ho dedicato questa scultura a Umberto Boccioni, il primo grande artista nella scultura del Novecento, che ha svolto l’analisi del movimento, con una scomposizione delle forme monumentali, analisi poi sviluppata dagli altri maggiori scultori del secolo (Brancusi, David Smith e Calder). Nel ‘Colpo d’ala’ ho voluto portare il mio stile alla stessa finalità: la freccia è così mobile che appare disarticolata; l’uccello viaggiatore vuol essere così aperto, inventivo e imprevedibile, da sentire ogni nuova direzione. E lo studio dei volumi compensa, con espressione di potenza, questo movimento difficile e agilissimo dell’uomo contemporaneo”.

Per quel che concerne lo spessore artistico delle tre opere, Armando Ginesi è sintetico ma egualmente esaustivo: “L’opera ‘Scudo VIII’ è come una sorta di stemma gentilizio di altri tempi caratterizzante la nobiltà dell’arte contemporanea; ‘Colpo d’Ala’, bellissima, con tagli centrali di un rombo solido, simile a ‘Colpo d’ala: Omaggio a Boccioni’ del 1981-84 collocata nel Water and Power Bld. di Los Angeles; infine ‘Novecento’, idea-bozzetto della grande scultura di 21 metri per 7 metri, collocata a Roma nel Piazzale Luigi Nervi all’EUR”.

Su quest’ultima, il Maestro si pronunciò con queste precise parole: “L’opera ha forma di spirale crescente e avvolgente, sempre più sottile con un senso di progresso continuo, che è insieme di uguaglianza ed elevamento”.

Simbolo quindi del pantarei, del tempo che scorre inesorabile e che lungo il “viaggio” si possono incontrare discese, salite, fratture, torsioni, buchi e incavi.

Le tre opere si rifanno ad altrettanti momenti linguistici dello scultore. “La loro espressività – ricorda il curatore – è moderna, pur se derivata da una dovizia segnica del passato che l’artista feretrano ha sintetizzato e magnificamente tradotto in un lessico grafico e plastico di grande originalità che porta a fare di lui l’inventore di un vero e proprio alfabeto scultoreo”.

Le opere e i loro titoli sono una danza della memoria, una radice profonda, ben piantata nella terra d’origine dello scultore: Morciano di Romagna. Linee ferme e perfette. Linee al plurale, che si intersecano con la Seconda Guerra Mondiale. Linea gotica? “La guerra a Orciano di Pesaro – disse Arnaldo Pomodoro – era stata molto dura: lì vicino passava la ‘linea gotica’, e ci furono continui bombardamenti. A venti chilometri c’era la polveriera di Montecchio, che fu fatta saltare dai tedeschi con un’esplosione spaventosa: ci parve un grande terremoto, ma fu anche il segno che la guerra stava per finire”.

Finita ma non dimenticata. Anzi, fermata nelle sue sculture e quindi votate all’eternità…