Nicoletta nel Paese delle Meraviglie

L’arte a San Marino ha gli occhi grandi e algidi. E corpi piccoli, sottili. L’arte nella Repubblica ha i volti di tante piccole bambine disegnate – spesso – con l’acrilico, circondate, come accade alle regine, da tanti cortigiani, però a quattro zampe. L’arte sul Monte Titano ha un nome esatto e preciso: Nicoletta Ceccoli, maestra onirica dei dettagli. “Mi sono diplomata all’Istituto Statale d’Arte di Urbino nella sezione di animazione. Lavoro come illustratrice di libri per bambini dal 1995 e ho illustrato numerosi libri con editori statunitensi, britannici, italiani, svizzeri. Nel 2008 ho lavorato come character designer per un progetto di animazione 3D francese ‘La mecanique du couer’ con la regia di Mathias Melzieau e la produzione di Luc e Silla Besson”.

Quanto c’è di te nei personaggi che crei?

 “Attraverso le mie bambine esprimo il mio mondo interiore. Mi piace creare per loro storie che abbiano umorismo e un senso di tensione psicologica. Il mio ambiente preferito è una sorta di paese delle meraviglie con declinazioni diverse. Le mie scene di fantasia infantili sono punteggiate da ansie comuni all’età adulta: scelte che dobbiamo fare, demoni che ci perseguitano, bellezza che nasconde il pericolo. Creo storie visive che affrontano i dilemmi, le illusioni e le paure che sono così personali, ma sono anche universali. Proprio come nella vita, c’è dualità nel mio lavoro. Niente è completamente bianco o nero. A una storia che è tutta buona o tutta cattiva sembra che manchi qualcosa. Anche la vita è così: non puoi avere il bene senza il male”.

Come sei arrivata a diventare un’artista internazionale?

“Ho avuto fortuna e ho lavorato molto”.

I dolci sono un tema ricorrente nei tuoi lavori: ti piacciono? Sei golosa?

 “Sì, anche se ho sempre avuto un rapporto conflittuale con l’alimentazione. Il cibo può diventare il modo con cui compensare ansie, vuoti esistenziali. La presenza di dolci nei miei disegni è sempre accompagnata da un ombra, dunque. C’è un senso di colpa che aleggia sui miei mondi zuccherati. Racconto di appetiti che non possono essere mai davvero saziati”.

A chi ti ispiri o ti sei ispirata? Hai cioè un Maestro?

 “Molti artisti che ammiro provengono dal movimento surrealista dei primi anni del 1900. Remedios Varo, Leonor Fini, Leonora Carrington sono le mie preferite. L’arte era il loro modo per combattere i vincoli della tradizione, la paura e l’isolamento. Con l’arte cercavano potere, creatività, spiritualità. Sono un modello per me per i contenuti delle loro opere e per la loro determinazione a dedicarsi alla propria arte in un momento storico in cui le donne non avevano le stesse possibilità degli uomini. Queste artiste spesso dipingevano autoritratti dove impersonavano una sorta di streghe detentrici di poteri ultraterreni. Abitanti di mondi che sembravano essere all’alba della creazione, dove avvenivano scoperte magiche e trascendenti. Nelle loro opere organico e inorganico, animale e vegetale, naturale e vegetale si sovrapponevano e si fondevano. Le metamorfosi sono una costante  anche nel mio lavoro”.

All’estero conoscono San Marino? Ti chiedono mai qualcosa del tuo Paese?

“In effetti anche se specifico di essere sammarinese credo che mi identifichino quasi sempre come italiana, per cui non mi chiedono molto. Sono nota per le mie pubblicazioni con editori italiani e stranieri più che per quello che ho fatto in Repubblica. Anche se non è molto conosciuto, io a San Marino comunque ho realizzato uno dei miei progetti più riusciti, il calendario per Banca di San Marino del 2001”.

Nelle tue opere spesso descrivi delle “relazioni pericolose” tra i protagonisti: bambine che divorano innocenti dolcetti, sirene che seducono marinai nascondendo pericolosi tentacoli…

“C’è un senso di pericolo imminente dietro molti dei miei lavori. La seduzione è un tema  ricorrente. A volte le ragazze attirano gli uomini, mentre in altri lavori le ragazze sono sedotte da creature malvagie. Racconto la paura di essere feriti dagli altri. La preoccupazione di perdere se stessi in una relazione, la paura e il desiderio di impossessarsi dell’amato, la preoccupazione di cadere sotto il controllo di qualcun altro. L’amore e la morte sono forze onnipresenti che convivono nella mia arte e a volte piacere e dolore si mescolano fatalmente”.

Come il tuo mestiere di illustratrice ha influenzato le tue opere da artista?

“Nelle mie opere personali è sempre stata importante la ‘narrazione’: suggerisco sempre un racconto. Questo mi deriva dall’avere lavorato per tanti anni come illustratore di libri per bambini. Le storie nei miei dipinti però oggi non sono più illustrazioni di fiabe per bambini. Raccontano le paure, le fragilità e le difficoltà di un adulto. Nonostante la disperazione di fondo descritta in alcuni dei miei lavori, cerco sempre di rendere i miei dipinti  attraenti. Voglio che il mio lavoro sia allo stesso tempo divertente e macabro, grazioso e violento, un misto di inquietante e delizioso”.

Leggo sul tuo sito che hai esposto a San Francisco. Come sono accolte le tue composizioni artistiche negli Stati Uniti?

“È negli Stati Uniti che ho lavorato di più come illustratrice e artista negli ultimi anni. Ora collaboro esclusivamente con gallerie che si trovano lì e dunque anche i miei collezionisti sono soprattutto americani. Mi fa piacere sentirmi apprezzata oggi non più come illustratrice di libri per bambini ma come artista vera e propria con un mio linguaggio, un mio universo personale”.

Nel periodo del lockdown a cosa hai lavorato?

“Durante questo periodo mi è capitato di leggere biografie di Sante che hanno vissuto dal Medioevo a oggi e che mi hanno molto colpito. Donne estreme, volitive, che cercavano di raggiungere una ideale perfezione spirituale anche attraverso una estrema mortificazione del corpo. Avevano un rapporto conflittuale con l’alimentazione, che è uno dei temi presenti spesso nei miei disegni. Mi sono sentita attratta da queste donne con forti personalità: cercavano indipendenza in un mondo guidato da uomini. Ho dipinto alcune ‘Sante’ dunque, alla mia maniera. In generale l’iconografia sacra è una fonte di ispirazione per me: sono affascinata dai dipinti e sculture barocche e rinascimentali. Santi in preda a tormenti fisici e nello stesso tempo mostrati in tutta la loro sensualità. Come nella famosa estasi di Santa Teresa di Bernini. In molti miei  lavori è evidente il riferimento all’iconografia sacra, da San Giorgio e il drago a San Michele, San Sebastiano e Sant’Agata”.

Alessandro Carli