La “Giovanna d’Arco” “sammarinese” amata e odiata dall’Italia

Jessie White Mario divenne cittadina onoraria della Repubblica nel 1883. Per Giosuè Carducci “la democrazia conta un solo scrittore sociale. Ed è una donna”.

Il suo nome è, per la maggior parte delle persone, pressoché sconosciuto. Eppure Jessie White Mario, cittadina onoraria della Repubblica di San Marino (negli Atti del Consiglio Principe del 27 giugno 1883 si legge che “finalmente, sulla proposta dell’Eccellentissima Camera”, le venne “accordata la cittadinanza onoraria”), soprannominata “Miss Uragano” o la “Giovanna d’Arco della causa italiana” (quest’ultimo appellativo le fu dato da Giuseppe Mazzini), diede un importantissimo contributo alla nascita dell’Italia, operando al fianco di personaggi del calibro di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.

Il suo “Vita di Giuseppe Mazzini”, secondi i critici, rimane oggi una testimonianza unica e di immenso valore storico, impreziosita dalla conoscenza diretta dei fatti e dal legame profondo che la univa a Mazzini: uno dei documenti più ricchi e approfonditi sulla nascita, la formazione e la vita del grande patriota e filosofo italiano.

Lo stesso premio Nobel Giosuè Carducci, altro personaggio ben conosciuto a San Marino, la descrisse in questo modo: “Una grande donna a cui, lo scrivo senza enfasi, noi Italiani dobbiamo molto”.

Di nascita inglese, si è dedicata sin da giovanissima alla causa dell’indipendenza italiana prima, e al suo riscatto civile e politico poi. Corrispondente di guerra e crocerossina dei Mille, autrice fecondissima di reportage sulle condizioni di vita e di miseria in Italia, nel 1854 conobbe Garibaldi, che così la salutò: “Voi sarete l’infermiera dei miei feriti nelle prossime battaglie”. Profezia che poi avvenne. Pur essendole stato precluso l’accesso all’Università, Jessie studiò medicina di propria iniziativa. Sposato Alberto Mario e trasferitasi con lui in Italia, si prodigò nell’assistenza dei volontari garibaldini in occasione dell’Impresa dei Mille, dei fatti di Aspromonte, della Terza Guerra d’Indipendenza, della spedizione nel Lazio del 1867, della spedizione in Francia nel 1870.

“Una aspetto interessante degli scritti di Jessie White – scrive Roberta Barazza – è il suo sguardo di inglese sulle vicende italiane. Molti, nei suoi scritti, sono i confronti tra l’Inghilterra e l’Italia. E molti non sono affatto, per noi, lusinghieri. Jessie White è un’inglese che osserva il nostro Paese e spesso non riesce a trattenere lo sdegno per quanto vi avviene e per come le persone si comportano. I suoi giudizi sono a volte molto severi. Penso che questo confronto sia molto interessante. L’amicizia e la frequentazione di Mazzini e Garibaldi sono stati determinanti per il coinvolgimento della giovane inglese nella lotta politica italiana. Fin dall’inizio il punto di riferimento politico del suo pensiero politico fu Mazzini, di cui ammirava l’idealismo, la devozione totale al programma politico e i principi repubblicani”.

Eppure lei, assieme a Anita Garibaldi, Bianca Milesi Mojon, Carolina Pepoli Tattini, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Enrichetta di Lorenzo, Giorgina Craufurd Saffi, Giuditta Bellerio Sidoli – le cosiddette “donne del Risorgimento italiano” – non furono ben viste da tutti: per Pio IX erano “sfacciate meretrici”, mentre l’ex garibaldino Crispi le definì, senza mezze parole, “demoni tentatori”.

Ebbe però anche moltissimi attestati di stima. Pasquale Villari ammira la donna che “dopo aver nella sua gioventù assistito i feriti garibaldini per tutti i campi di battaglia, passa ora tutta la sua vita, sempre laboriosa, scrivendo le biografie di nostri patrioti e percorrendo le nostre province più misere per difendere nei suoi scritti la causa degli oppressi”. Per il garibaldino Ernesto Pozzi “al campo non poteva mancare il più caratteristico tipo garibaldino, la signora Jessie White Mario, infermiera, medichessa, diplomatica, corrispondente di fogli inglesi e americani, soccorritrice con rischio di vita da una ad altra colonna, ambasciatrice fra gli eserciti, irrequieta e sempre britannicamente flemmatica, genio del bene e provvidenza di tutti”. Il giornalista Luigi Bertelli, riporta “Enciclopedia delle donne”, le attribuisce il merito di aver conquistato alla causa italiana l’opinione pubblica inglese, e dichiara che Jessie si prodigò nella propaganda attiva, incessante, “fatta da pochi generosi ai quali Giuseppe Mazzini aveva trasfuso la irresistibile forza della sua fede. Tra questi, prima nell’affrontare arditamente una vita tutta di abnegazione per l’ideale di un’Italia libera, fu senza dubbio Jessie White”.

La risposta più bella a queste affermazioni le ritroviamo nelle parole che ancora il Carducci le dedicò: “La democrazia conta un solo scrittore sociale: ed è un inglese, ed è una donna; la signora Jessie Mario, che non manca mai dove ci sia da patire o da osare per una nobile causa”.