Guido Mazzoni, mi manda il Divin Poeta

Guido Mazzoni (1)

Nell’elenco cronologico delle persone ascritte alla cittadinanza onoraria di San Marino emerge il patriota, politico italiano ma soprattutto docente, legato alle opere dell’Alighieri e, chiaramente, al Titano. Scrisse due distici dedicati al Titano.

di Alessandro Carli

Il rapporto tra il Sommo Poeta Dante Alighieri e la Repubblica di San Marino parte da molto lontano. Mentre è partita il 20 aprile la decima edizione del “Mese Dantesco”, il tradizionale ciclo di quattro conferenze letterarie promosso dalla Associazione Sammarinese Dante Alighieri, nell’elenco cronologico delle persone ascritte alla cittadinanza onoraria di San Marino emerge una figura di spicco, il professor Guido Mazzoni (Firenze, 12 giugno 1859 – Firenze, 29 maggio 1943), patriota, politico italiano ma soprattutto docente, legato alle opere dell’Alighieri e, chiaramente, al Titano.

VITA, STUDI E LIBRI DI GUIDO MAZZONI

Nel 1887 Guido Mazzoni, ventottenne, vinse il concorso per una cattedra di letteratura italiana all’Università di Padova, non senza polemiche. Accese polemiche che “il giovane professore fiorentino troncò rapidamente, conquistando di slancio colleghi e scolari” (così si espresse il Folena).

Nel 1892 pubblicò la prima edizione del fortunato “Avviamento allo studio critico delle lettere italiane” (Verona-Padova, Drucker), la cui terza edizione, emendata e accresciuta dal 1907 con appendici di Pio Rajna (Testi critici), di Giuseppe Vandelli (Il testo dei Reali di Francia, L’Edizione critica della Divina Commedia) e in seguito del Mazzoni stesso, fu edita a Firenze da Sansoni nel 1923. Nel 1894 passò al R. Istituto di Studi Superiori pratici e di perfezionamento in Firenze, ricoprendo la cattedra rimasta vacante per la prematura morte di Adolfo Bartoli.

Il 3 novembre di quell’anno tenne il discorso inaugurale nell’Aula Magna intitolato “Della storia letteraria”: “Armati del metodo storico, e col proprio gusto […] moveremo sicuri, non cavalieri erranti, sì civili esploratori, tra le boscaglie e le rovine del tempo, in cerca della verità”.

Pagine poi rimeditate, sul piano del metodo, un trentennio dopo discutendo le critiche mosse da Benedetto Croce al vallardiano Ottocento: “Concepisco questa, la storia letteraria, come un’esposizione precisa e documentata delle relazioni corse tra le singole opere di una data arte in una data età, e tra esse opere e l’età medesima […]; relazioni tra le opere d’arte e le condizioni, le idee, i gusti, della società in cui nacquero: dentro la quale sistematica esposizione devono essere intese e valutate esteticamente quelle singole opere che per la loro bellezza o per la loro fortuna risultino le massime o le più caratteristiche produzioni dell’arte in quell’età”.

Della didattica di Mazzoni negli anni fiorentini ha trasmesso un ricordo vivo un suo scolaro, Luigi M. Personè: “Non faceva una lezione ordinaria. Teneva una conferenza di un brillantio inusitato per un professore universitario. Su Michelangiolo, sul Leopardi, sul Foscolo. Parlava con la gradevolezza e la scioltezza di un Innocenzo Cappa, oratore strepitoso. Guido Mazzoni, più elegante, quasi profumato”.

Nel 1897 divenne segretario dell’Accademia della Crusca, di cui fu presidente dal 1930 al 1942, mentre dal 1910 fu senatore. Se nel 1907 venivano pubblicate con prefazione e puntuali note di Mazzoni le goldoniane memorie riprodotte integralmente dalla edizione originale francese (Firenze, G. Barbèra, 2 voll.), nel 1911-1913 vedevano luce per Vallardi i due ponderosi volumi dedicati al già ricordato Ottocento, frutto metodologico rigoroso della cosiddetta scuola storica: volumi ridisegnati dall’autore per l’edizione 1934 e ristampati, rivisti e aggiornati, anche dopo la morte dello studioso.

Durante la prima guerra mondiale, a cinquantasei anni, Mazzoni andò volontario al fronte, dopo che il figlio Carlo, ufficiale degli alpini e medaglia d’argento al valor militare, era stato fatto prigioniero dagli austriaci.

Un olio su tavola di Alessandro Milesi ritrae Guido Mazzoni con la divisa da ufficiale degli alpini. Dal 1920 Mazzoni fu socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei di Roma e dal 1927 Socio nazionale della medesima accademia. Dal 1931 al 1943 fu presidente della Società Dantesca Italiana. Autore di acuti saggi su Dante li raccolse nel volume “Almae luces, malae cruces” (Bologna, Zanichelli,1941). Il 27 aprile 1899, in Firenze, proprio Guido Mazzoni aveva iniziato la bellissima Lectura Dantis nella chiesa di Orsanmichele. Nel 2012 – quasi a voler rimarcare il suo impegno costate per le opere del Divin Poeta – è stata fondata a Firenze l’Associazione Guido e Francesco per gli studi medievali e danteschi.

GUIDO MAZZONI E SAN MARINO

Il libro “Guido Mazzoni: cittadino onorario della Repubblica di San Marino”, scritto da Onofrio Fattori e custodito all’interno della biblioteca di Stato, recupera con grande minuzia e attenzione il rapporto tra lo studioso fiorentino e il Titano.

Il 30 settembre del 1894, scrisse Giosuè Carducci, si apriva “alla solennità degli offici la sede nova della Repubblica” e si “inaugurava la nuova Era della sua Storia” (Palazzo Pubblico, ndr).

Il 27 agosto dello stesso anno Guido Mazzoni scrisse due distici dedicati a San Marino: “Abbiansi gli altri il piano che tutto di messi biondeggia; / la facil copia tu de’ fratelli ammiri / ma non invidii. A te su le ardue balze, ne’ tempi / più raro frutto la Libertà matura”.

Queste parole furono accompagnate da una breve prefazione: “Alla festa di codesta Repubblica, che ogni italiano non può non ritenere un onore per la penisola nostra, vorrei recare miglior fiore che non i quattro versi che qui unisco. Mi scusino della pochezza dell’offerta”.

L’orazione con la quale il Carducci in quel 30 settembre consacrava la storia della “antica repubblica, virtuosa, generosa, fidente”, vero inno alla libertà perpetua che destò l’ammirazione universale, non venne accolta dal Mazzoni nelle varie edizioni dell’Antologia carducciana. Ma, scrive il Fattori, ha fatto di meglio: “Ha dettato un commento estetico di questo magistrale discorso e di altri due discorsi, quello pronunciato il 1 ottobre seguente da Marino Fattori sulle buone leggi e sui buoni costumi, che è una disamina della nostra Costituzione, e dell’altro recitato tredici anni appresso da Giovanni Pascoli ‘Alla gloria di Giosuè Carducci e di Giuseppe Garibaldi’. Una trilogia (…) utile agli studiosi delle cose nostre”.

Dal fronte, il Mazzoni, Tenente degli alpini presso il comando della 26.a Divisione in Zona di guerra, in un breve scritto inviato dal fronte in data 25 gennaio 1917, plaudiva “ai gagliardi San Marinesi” che riscattavano la bandiera della prima Legione Garibaldina del MDCCCXLIX, “perforata da quello stesso piombi austrico che allora uccideva gl’indomiti nostri fratelli e che inviavano un ospedale di guerra, con personale di San Marino, in soccorso ai prodi feriti”. Nel maggio del 1919 il Mazzoni si rallegrava “delle pagine che così nobilmente ricongiungono le alte memorie dalmate con le Sammarinesi”, formando l’augurio che l’isola di Arbe permanesse unita alla Madre – Patria Italia”.

Nel carteggio che intrattenne per molti lustri con le autorità e gli amici del Titano, si trovano con grande frequenza espressioni di grande e profondissimo affetto per la “anche sua Repubblica”.

Con un senso di nostalgia per il Monte, inviò anche questi versi così toccanti e sinceri: “Forse non m’avverrà che a te rimonti /Arduo Titano, dove l’uom s’acquista / lena al polmone, e ammira, di tanta vista / di terra e mare, ludici orizzonti; / ma sempre che lo spirito mi s’adonti / de’ rei costumi, fra la gente trista / mal battezzata in San Giovanni Battista, / tornerò, per placarmi, a’ tuoi racconti”.

Parole bellissime, che risuonano ancora più intime in quanto scritte da un non sammarinese.

Parole bellissime di un percorso di studi che lo vide impegnato per molti anni nell’opera di Dante.

E lo Stato gli riconobbe talento, amore e affetto. Il Consiglio Grande e Generale con Senato – Consulto, il 13 ottobre dal 1921, “in segno di vivo gradimento per la sua nobile solenne orazione in commemorazione del Divino Poeta” gli conferì, per acclamazione, la cittadinanza onoraria decretando la stampa del discorso a cura e spese dello Stato.

La risposta che scrisse il Mazzoni al Consiglio tocca corde altissime: “Il Diploma di Cittadino Onorario di Codesta antichissima e italicamente nobilissima Repubblica resterà documento di un onore che mi è caro altamente, sebbene io lo reputi superiore d’assai al merito mio”. Ma già ad agosto del 1921 il Mazzoni era stato segnalato alla riconoscenza del Governo Sammarinese per l’assidua autorevole opera data, in collaborazione con il Venerando Luigi Luzzatti, a patrocinio della causa di San Marino mediante la quale soltanto, scrive il Fattori, “si riusciva a far approvare senza discussione dalla Camera Alta le due Convenzioni Addizionali 5 febbraio 1920 e 24 giugno 1921, intese a sistemare le più gravi necessità del momento e a risanare più stabilmente il bilancio della Repubblica”.

Il 25 novembre del 1922 infine, “d’incarico dell’Ecc.mo Governo, degnamente rappresentava la Repubblica ai solenni funerali” dell’insigne statista “Sidney Sonnino”, e ne dava relazione ufficiale.