Fabrizio è un uomo bello, una persona ricca di passione, di cultura, di arte, di bisogno di mettersi al servizio degli altri. È un attore, sammarinese doc, che ha alimentato la sua vena artistica compiendo scelte non semplici per un ragazzino che per seguire il proprio percorso si allontana da casa, contando sulla propria determinazione e caparbietà.
Fabrizio ha avuto l’onore di lavorare con personalità spiccate e professionisti eccelsi quali, per citarne alcuni, Giorgio Albertazzi, Luigi Proietti, Dario Fo, Giuseppe Patroni Griffi.
Ha realizzato i suoi sogni recitando in teatro, per la televisione e il cinema e oggi coltiva le sue passioni mettendo la sua esperienza al servizio dei giovani.
In una piccola realtà come quella sammarinese ci si conosce un po’ tutti, ma quando le risposte alle proprie aspirazioni si cercano al di fuori dei confini, ancora giovanissimi, succede che ci si perda di vista. Fabrizio, raccontaci chi sei.
Mi chiamo Fabrizio Raggi, ho 47 anni e nella vita mi occupo di spettacolo. Sono un attore, regista e direttore artistico, ma oggi, soprattutto, actor coach.
Nel 1993, dopo il diploma artistico, mi sono trasferito a Roma per seguire il mio sogno: il Teatro. Volevo fare l’attore! Dopo i primi anni di studio in varie scuole romane, ho iniziato quella gavetta che ad ogni artista spetta. Ero una specie di trottola, mi proponevo a tante compagnie teatrali e partecipavo a tanti cast cinematografici e televisivi, ma essendo ancora acerbo i “no” erano maggiori dei “sì”.
Ho iniziato facendo teatro ragazzi nelle scuole e recitando in diversi spettacoli che si svolgevano in piccoli, ma bellissimi teatri romani, scoprendo la città come mai altrimenti possibile e inserendomi nei vari gradi di appartenenza del tessuto sociale. Un giorno venni a sapere che il grande Giuseppe Patroni Griffi faceva dei provini per la commedia di Rostand, il Cyrano de Bergerac. Mi presentai, feci il provino e poco dopo mi dissero che ero stato scelto per piccole parti all’interno dello spettacolo, dal Cadetto al Marchese, fino al ragazzo del pane, e che dopo il periodo di prove sarei partito per una lunga tournée in varie città italiane. Con grandissima commozione chiamai mia mamma, a San Marino, e con le lacrime di gioia agli occhi le riferii la notizia. Ho ancora la sua gioia nelle orecchie!
Con l’ingresso in quella grande compagnia teatrale di giro, ebbe inizio la mia vita professionale. Da quel momento in avanti, ho incontrato e collaborato con grandi personaggi del mondo artistico italiano, come Albertazzi, Proietti, Calende, Fo e tanti altri. Dopo anni di lunghissime tournée e grandi soddisfazioni in teatro, volli provare con la televisione e con il cinema e iniziai con vari ruoli da protagonista di puntata in alcune fiction italiane e con qualche ruolo nei film.
Contemporaneamente, visto che mi appassionava tantissimo la regia teatrale, iniziai a mettere in scena qualche testo con amici attori. Nel 2002, inoltre, iniziai con la didattica e scoprii un mondo altrettanto meraviglioso: ogni anno, da allora, propongo i miei corsi di recitazione a San Marino, a Roma, a Firenze e nelle Marche. Ho scoperto di avere una vocazione per l’insegnamento ed alla mia età posso darle sfogo con la necessaria consapevolezza; è fondamentale, infatti, conoscere il mestiere prima di trasmetterlo, altrimenti si corre il rischio di deformare qualcosa che necessita di disciplina, ragione ed esperienza.
Ricordi qual è stato il momento in cui hai scoperto che dentro te ardeva il sacro fuoco dell’arte?
Ricorderò sempre quando andavo a teatro da ragazzino, l’emozione e l’urgenza che nasceva in me. Volevo stare su quel palcoscenico, il cuore batteva forte e piangevo dalla gioia. Sentivo che era il mio mondo. Sentivo che tutta quella meraviglia a cui assistevo mi apparteneva. Quando frequentavo il liceo, facevo imitazioni dei miei compagni, inventavo storie e personaggi, imitavo i professori e tutto risultava talmente fluido e spontaneo che gli stessi professori, a volte, mi chiedevano di fare delle piccole performance in classe, sbellicandosi dalle risate! Su quei banchi di scuola è sbocciata e cresciuta la sicurezza in me stesso. Un bravissimo professore di figura disegnata, l’artista Graziano Spinosi, a pochi giorni dall’esame di maturità ricordo che mi disse: “Perché non vai a Roma a fare l’attore?” Aprì uno squarcio nella mia visione del futuro “ma come… ma io posso?” E lui “Certo! L’importante è che tu riesca a mantenere sempre questa verità”. Ero strabiliato dalla gioia! Fu lui a darmi la prima spinta, io mi stavo organizzando per l’Accademia di belle arti di Milano. Finito l’esame di maturità, corsi a Roma dai miei nonni e cercai una scuola di recitazione. Avevo 18 anni.
Per seguire i tuoi sogni hai lasciato il bozzolo protetto del nostro micro Paese per immergerti nel caos di una megalopoli come Roma, con le sue mille proposte e le innumerevoli facce. Un giovanissimo aspirante attore come riesce a trovare la propria strada da solo, senza l’ausilio dei talent e la protezione di un mentore?
Quando hai uno scopo, un’urgenza, un sogno da seguire e appagare, abbassi la testa e lavori con i paraocchi. Anche se a Roma ero in famiglia, perché mio padre ha origini romane e quindi contavo sui nonni e sulla presenza di zii e cugini, ammetto che i primi anni ho sofferto parecchio la distanza da casa e, soprattutto, da mia madre. Era tutto un altro mondo, ben distante dalla bolla sammarinese. Più volte ho dovuto stringere i denti per non mollare, non avevo esperienza di nulla, ma ero estremamente determinato.
San Marino, per fortuna o purtroppo, è un luogo dove in qualche modo tutto è concesso e tutto viene giustificato, dove non c’è delinquenza, le strade sono più o meno sicure e sai che ogni giovedì c’è il pesce fritto in Borgo. Allora, a differenza di ora, il benessere economico era elevato e i cittadini sentivano e sapevano di essere protetti e tutelati.
A Roma, no. A Roma c’erano e ci sono ancora molti rischi, come in ogni città metropolitana europea. Ti comprano in un attimo, ti fanno le scarpe in un attimo e rischi di finire sotto una macchina in meno di un attimo.
Diciamo che sono arrivato nella città eterna con una valigia piena di sane raccomandazioni e consigli familiari e con pochissima esperienza per cui le scelte le compi muovendo i primi passi e iniziando a capire come funziona il sistema. Inevitabilmente, ti affidi e ti fidi dei tuoi primi insegnanti o di chi reputi degno di insegnarti qualcosa e questo vale sia nelle amicizie che nella formazione artistica. Poi con il tempo, grazie all’esperienza che man mano si matura, si inizia a capire su quale strada è meglio camminare.
Qual è l’esperienza che più di altre ti ha segnato, positivamente e negativamente?
Ho sempre cercato di conoscere e sperimentare più cose possibili, sia perché sono per natura curioso, sia per ampliare il mestiere dell’attore. Sul piatto della bilancia ho tante esperienze negative che mi hanno segnato, ma per fortuna mi hanno fatto capire delle cose importanti. Ho imparato a sfruttare le esperienze negative vissute a mio vantaggio, perché sono sempre effetto di una causa, a volte provocata da me, a volte no. Probabilmente una delle esperienze più brutte sul piano lavorativo è stata nel 2003 al Teatro Argentina di Roma. Ero ancora in compagnia Albertazzi – capocomico, non che all’epoca direttore del teatro – e stavamo preparando lo spettacolo Il mondo di Mr. Peters, di Arthur Miller. Avevo un bel ruolo all’interno dello spettacolo e di conseguenza una grande responsabilità. Durante le prove dello spettacolo ascoltavo, come si deve fare, i consigli del regista, così come quelli del mio capocomico solo che, purtroppo, le indicazioni erano in contrasto tra loro e io ero tirato su due fronti opposti. Iniziai a dare potere alla paura e all’ansia, andavo in confusione, dimenticavo le battute, ero totalmente irrigidito in scena. Conclusione: gran parte delle mie battute vennero tagliate. Lo spettacolo era importante, addirittura ricevemmo da Miller una lettera di ringraziamenti, indirizzata a tutta la compagnia, per aver messo in scena per la prima volta in Italia quel suo testo. Ero distrutto. Da quella dolorosa esperienza ho capito bene tante cose e posso dire, ora, per fortuna che c’è stata.
Un’esperienza memorabile l’ho vissuta, invece, nel 2000, quando entrai a far parte del cast di Memorie di Adriano, sempre con Albertazzi. Spettacolo straordinario, forse il più bello in assoluto del Maestro. Dal 2000 al 2004 girammo gran parte dell’Italia e alcune città europee, fino ad arrivare ad Atene, al Teatro Odéion di Erode Attico. Ricorderò sempre la mia entrata in scena, in quello spazio all’aria aperta, culla del teatro mondiale, l’emozione che mi sconvolse per qualche minuto quando alzai gli occhi e sopra di me vidi il Partenone, imponente e severo che assisteva allo spettacolo. Un sogno che si avverava. Un’esperienza che ha timbrato l’amore per il mio mestiere.
Ad un certo punto del tuo percorso hai deciso che recitare non era abbastanza e ti sei dedicato anche alla scrittura, alla direzione artistica, alla regia e alla didattica. È un bisogno fisiologico, per un attore, oppure è parte della tua ricchezza interiore?
Quando capisci che puoi alzare un po’ la tua asticella professionale e con responsabilità provi ad andare oltre, sicuramente ascolti la tua ricchezza interiore, ma nel mio caso c’è stata anche una vera e propria esigenza fisiologica. Ideavo regie e scrivevo testi o monologhi con la voglia di raccontare e raccontarmi, in modo molto naturale. Altrettanto naturalmente trovavo la chiave per insegnare ad interpretare un testo o un ruolo. Penso che insegnare sia una delle cose più belle al mondo, soprattutto quando ottieni risultati dagli allievi. Ideare una regia, mettendo in scena uno spettacolo seguendo una linea artistica dettata dalla tua visione del testo o dell’argomento da trattare, creando così un’azione scenica viva e pregna di emozione, è la grande evoluzione del tuo artista interiore.
Parlaci di TAD e della collaborazione fra le varie realtà artistiche sammarinesi.
TAD teatro a distanza, dal sottotitolo significativo Usciamo dalla bolla con riferimento alla chiusura dovuta alla pandemia, è stata una gran bella esperienza e sono molto felice di essere riuscito a portarla termine con un buon risultato. Il teatro in questo ultimo anno e mezzo è stato tra i settori quello che ha sofferto di più e da qui l’idea, nata con un gruppo di amici, di creare una rassegna teatrale a distanza tramite il portale Zoom. Il pubblico era proiettato su un grande fondale e l’artista veniva ripreso da 4 telecamere. Certo, non c’era il “qui ed ora” del live, ma è stato un modo per gli artisti di riprendere possesso del palcoscenico e di incontrarsi nuovamente con il pubblico, condividendo un’emozione.
Con il sostegno della Segreteria di Stato per la Cultura e con la produzione esecutiva del Castello del Circo di Lucia Righi, sono riuscito a mettere assieme otto incontri con artisti sammarinesi di musica, teatro, cabaret, teatro ragazzi. A San Marino ci sono brillanti realtà artistiche, ma purtroppo manca una realtà e una struttura che le raccolga tutte, dando vita ad un polo artistico, che investa sui propri artisti producendo spettacoli o concerti da portare poi anche fuori, in Italia o all’estero, dai nostri compatrioti, sotto un’unica bandiera.
A San Marino hai anche istituito corsi e insegnato recitazione cinematografica: è stato un passatempo, in attesa della riapertura di cinema e teatro o pensi di poter essere d’aiuto a chi aspira e ama essere sul set?
Insegnare è amore, non può essere un passatempo. È dal 2002 che propongo i miei corsi e ritengo che sia un bel punto di arrivo nella vita professionale di un artista. Quando sei pronto a trasmettere agli altri il tuo sapere, cercando di codificare le esperienze maturate, hai sicuramente digerito bene il passato e superato degli scogli importanti.
È catartico il momento in cui ti ritrovi su un palcoscenico con tanti occhietti che ti osservano e sai che insegnando puoi arricchire le persone che sono dietro a quegli occhietti. Penso che la recitazione aiuti parecchio chi ha delle timidezze e non riesce ad uscirne spontaneamente. Ho avuto la fortuna di partecipare come actor coach su set di film o a teatro, e sì, sono stato di aiuto per alcuni e lo sarò ancora in futuro.
Progetti su cui stai lavorando e sogni nel cassetto.
Un milione di progetti nella mia testa, meno a livello pratico (ride ndr). Spesso devo placare la mia fantasia proprio perché ogni giorno osservo qualcosa che mi stimola a creare un nuovo progetto. L’importante è cercare di essere obiettivi e pragmatici.
Per il momento, continuo con i miei corsi di recitazione cinematografica, che tengo a San Marino, al Castello del Circo, e a Senigallia; sto scrivendo dei brevi monologhi; sto collaborando con due amiche su due progetti artistici, uno di moda, uno per la distribuzione di oggetti realizzati artigianalmente; ho in cantiere una meravigliosa regia su un testo originale scritto da un grande autore, con splendidi attori professionisti.
In questi ultimi anni, ammetto che non è stato facile per niente risalire la china. Decisi di lasciare Roma per tornare a casa spinto da mille motivazioni personali e, guardando indietro, sono soddisfatto delle scelte compiute anche perché forse, Roma, non mi avrebbe consentito più di tanto l’evoluzione di cui avevo bisogno.
Riscoprire la famiglia lasciata a 18 anni, riscoprire le proprie origini e cercare di essere un minimo di supporto a chi ami è sicuramente un’azione tra le più belle nella vita di un uomo. L’importante, ora, è continuare a credere nella propria arte, nel proprio talento e soprattutto nel riuscire a creare opportunità di crescita artistica all’interno di una comunità, la mia, che per tanto tempo ha guardato forse troppo al benessere economico piuttosto che a quello culturale. Con la cultura un Paese cresce e si salva, con l’ignoranza un Paese muore.