San Marino e le antiche arterie del commercio

Se due sono piuttosto celebri e partono (o finiscono) a pochi chilometri dalla Repubblica – le due grandi “romane”, ovvero la via Emilia e la via Flaminia sono a Rimini – una, molto importante, passa anche per il Monte Titano.

di Alessandro Carli

Dopo anni di velocità, di chilometri percorsi nel minor tempo possibile, stiamo assistendo a una riscoperta della lentezza, dei percorsi a piedi che permettono di riassaporare e di riappropriarsi dei paesaggi.

A una serie di percorsi che non hanno mai conosciuto “debolezze” o mancanza di appeal (dal Camino di Santiago alla Francigena, giusto per portare due esempi), parallelamente si stanno rispolverando antiche strade di comunicazione o di commercio. Se due sono piuttosto celebri e partono (o finiscono) a pochi chilometri dalla Repubblica di San Marino – le due grandi “romane”, ovvero la via Emilia e la via Flaminia sono a Rimini – una, molto importante, passa anche per il Monte Titano.

E’ l’antica via dell’ambra, un itinerarium che in realtà si trattava di un complesso sistema di vie commerciali attraverso le quali la preziosa resina fossile, veniva trasportata dai suoi luoghi d’origine, il Mar Baltico e il Mare del Nord verso il Mediterraneo, in particolare verso l’Italia, la Grecia e l’Egitto, che nei tempi antichi erano i maggiori trasformatori di ambra grezza in oggetti preziosi.

Una rete di vie quindi “europea” e che è al centro della mission del Comitato Internazionale per la Valorizzazione della Viabilità Antica (C.I.V.I.A.) di San Marino.

CIVIA, attraverso una serie di seminari a cui hanno partecipato i massimi esponenti mondiali del settore, si impegna a recuperare il prezioso percorso. La via – o meglio, l’insieme di vie ha scritto il Segretario generale di CIVIA Pier Luigi Cellarosi, “partendo dal Colle di Covignano, importantissimo sito preistorico, lungo un’ininterrotta serie di stradine oggi in parte dimenticate, transitava lungo le colline di Santa Cristina, in territorio riminese, e di Verucchio, una delle principali Officine d’Ambra dell’epoca Villanoviana, arrivava su quello che sarà poi denominato in epoche successive ‘Castrum’ Ventoso e saliva sul Monte Titano, nell’odierna Repubblica di San Marino, considerato fin dalla Preistoria polo di transito verso l’interno”.

Si proseguiva quindi per il Monte Carlo, il crinale di Fiorentino-Monte San Cristoforo e, di nuovo in territorio italiano, sulle pendici del Monte San Paolo fino agli interessanti siti protostorici “d’altura” di Montecopiolo e Sasso Simone; quindi superava i valichi appenninici, aggirando l’Alpe di Carpegna e il Fumaiolo. Dalle sorgenti del Tevere percorreva i crinali del Casentino e le pendici dell’Alpe di Catenaia, nei pressi dell’odierna La Verna per arrivare nella vallata aretina. Quindi dalle terrazze della Val di Chiana e dell’attuale territorio di Pergine Valdarno, di Monte San Savino e di Civitella in Val di Chiana transitava lungo i modesti rilievi oggi indicati nel comprensorio del Chianti, nelle aree di Castelnuovo Berardenga, di Gaiole, Radda e Castellina in Chianti per raggiungere poi l’odierna area senese, negli attuali territori di Monteriggioni, Siena e Sovicille, ed addentrarsi sui crinali nel cuore delle Colline Metallifere e terminare poi sulle ultime propaggini verso il Tirreno con tre diramazioni nei territori di quelli che saranno diversi secoli dopo, durante la civiltà etrusca, i domini di Volterra, in quella più settentrionale, di Populonia al centro, e di Vetulonia, in quella più a sud.

Nella prima sono interessate le attuali aree, sul crinale del fiume Cecina e poi sulla sponda tirrenica, di Casole d’Elsa, Volterra, Montecatini Val di Cecina, Riparbella, Rosignano Marittimo (Vada).

Nella seconda che aggira la cima delle Cornate ed arriva al Monte Calvi ed al Massoncello, sono interessati gli attuali territori di Radicondoli, Chiusdino, Montieri, Castenuovo di Val di Cecina, Monteverdi, Sassetta, Campiglia Marittima e Piombino.

Nella terza infine, che arriva al Poggio Ballone ed a Punta Ala, sono interessati gli odierni territori di Massa Marittima, Gavorrano e Castiglione della Pescaia.

Sono attestati da più fonti traffici crescenti in epoca protostorica fra la riviera adriatica ed i medio-alti bacini tirrenici e in quella viabilità antica il Colle di Covignano aveva importanza strategica sia come scalo marittimo, sia come luogo di partenza per vie di terra.

L’area aretina e della Val di Chiana era una zona fortemente antropizzata: vi confluivano antiche direttrici naturali. Questo pianoro, dove sorgerà la città etrusca di Arezzo, aveva come collegamento più immediato la sponda adriatica dell’attuale territorio riminese. Le vie sui crinali, è ormai una teoria consolidata in tutta la comunità scientifica, costituirono una direttrice naturale di percorrenza nella preistoria e nella protostoria, prima dell’organizzazione territoriale e viaria dell’antica Roma. La rilevanza storico-culturale di questa viabilità, vista la lontanissima datazione protostorica, ed il suo alto valore naturalistico, ne fanno chiaramente un’eccellenza nel processo, sempre più esteso, di valorizzazione di antichi tracciati, che riguarda generalmente vie di epoca romana o medioevale, tanto più affascinante, questa via, in quanto immersa nella “koiné” di civiltà antiche, forse ancora oggi da svelare compiutamente.

Un dedalo di vie fondamentali per la costituzione della comune identità dei popoli europei, che sottende anche un progetto ambizioso, importate e fattibile, quello cioè di creare un sistema di promozione turistica degli oltre 4.500 siti fra Europa Asia ed Africa e di elaborare specifici progetti internazionali, ponendo in atto una concreta sinergia fra cultura e sviluppo economico.