Il Cinquecento Sammarinese e La Conquista Della Libertas

Un secolo di svolta per San Marino, teatro di importantissimi avvenimenti  e di trasformazioni che hanno contribuito in modo profondo al delinearsi della Repubblica di San Marino per come la conosciamo. Ma soprattutto per l’affermarsi dell’ideale di libertas tanto caro al nostro popolo. Di questo si parla nel libro “Il Cinquecento Sammarinese”, 40° quaderno della Collana Sammarinese di Studi Storici dell’Università degli Studi di San Marino, che raccoglie gli atti di un importante convegno, parte anch’esso di un più ampio progetto avviato più di dieci anni fa dall’Archivio di Stato e da Ente Cassa di Faetano per valorizzare, custodire e rendere fruibile al pubblico il patrimonio documentale sammarinese attraverso il sito web www.antichidocumenti.sm .
Che significato ha avuto il sedicesimo secolo per la storia di San Marino? I sette saggi del testo – curato da Girolamo Allegretti, Ivo Biagianti e Michele Conti – vogliono dare una risposta a questo. Ripercorriamo quindi con alcuni spunti la lectio magistralis con la quale il professor Giuliano Pinto ha presentato il volume, lunedì 27 marzo a Villa Manzoni.

Castrum o città?
Alla fine del medioevo San Marino ha la conformazione tipica del Castrum, insediamento fortificato, che ospita un centinaio di famiglie, circa 1000 abitanti come riporta il censimento del Cardinale Anglico del 1371. Cifra che – senza la peste del 1348 – si sarebbe probabilmente attestata sulle 1500 persone.
San Marino non è una città perché non é Sede Vescovile (un fenomeno questo solo italiano) e non è neppure una “quasi città” come Crema, Fabriano, Prato. E’ qualcosa di diverso anche da un insediamento rurale, perché la sua economia poggia più sull’intermediazione commerciale che non sull’agricoltura; è un luogo di mercato, con una forte e qualificante presenza di notai. Soprattutto San Marino dispone di un territorio dipendente che corrisponde all’insieme delle parrocchie che fanno riferimento alla Pieve, vero e proprio nucleo anche del sistema amministrativo. Se San Marino si fosse trovata in qualunque altra parte d’Europa, con i suoi oltre mille abitanti e la presenza di un’organizzazione territoriale, sarebbe stata tranquillamente considerata una vera e propria “città”.

L’eredità del Medioevo per la San Marino moderna
Nella seconda metà del 1400 il territorio di San Marino si amplia arrivando all’estensione odierna – con i Patti di Fossombrone del 1462/1463 vengono annessi Serravalle, Montegiardino, Faetano e Fiorentino – ma con una complicazione che sorge sul piano dell’assetto ecclesiastico: una parte del territorio infatti, quella più antica e consistente per estensione e numero di abitanti, appartiene alla Diocesi del Montefeltro mentre le nuove aggiunte a quella di Rimini. Anche questo fatto rappresenta un unicum nell’uso dell’epoca, dove solitamente si facevano coincidere assetto amministrativo e assetto ecclesiastico. Questi fatti uniti alla generale tendenza demografica registrata in Italia fanno sì che il ‘400 segni un importante incremento della popolazione che si ritrova pressoché raddoppiata: da 1500 abitanti si passa a 2500 solo nella cerchia della Pieve, si arriva a 6000 considerando tutto il territorio.
In questo contesto si colloca qui il problema cruciale che i governanti di San Marino dovettero affrontare: il rapporto con la Santa Sede.

La presentazione del libro a Villa Manzoni

La “battaglia” del sale
Roma, dopo la battaglia di Agnadello (1509) controlla tutta la Romagna e San Marino si trova così letteralmente circondato. Il controverso rapporto che si sviluppa con l’amministrazione pontificia è ben rappresentato dalla trattativa sulla tassa del sale: Roma pretende di imporre alla piccola repubblica l’acquisto del sale al prezzo fissato in tutti i suoi territori, mentre San Marino rivendica la propria autonomia e,  in quanto comunità libera, afferma di non aver alcun obbligo. La questione si protrae per i decenni centrali del ’500 grazie all’abile trattiva condotta dagli ambasciatori sammarinesi Pinti, Corbelli e Belluzzi.  Attraverso udienze e discussioni con varie commissioni pontificie, grazie soprattutto a riescono ad ottenere un breve di Paolo III del 1549, nel quale il pontefice riconosce che la comunità di San Marino gode della libertà: neminem superiorem in temporalibus reconoscit. Attraverso questa lunga diatriba San Marino riesce così ad affermare l’idea della sua antica e perpetua libertà.
Naturalmente questo fatto non risolse definitivamente i problemi con Roma, rimaneva infatti la questione dell’assetto ecclesiastico sul quale emergono altre peculiarità del Titano: il Pievano –  detto anche arciprete –  che viene eletto dal Consiglio Generale appare come un’autorità superiore, quasi come fosse un vescovo nei confronti dei parroci delle chiese suffraganee. Il tutto nel contesto di questa insolita divisione del territorio tra due diocesi, situazione che rimarrà tale fino al 1977, quando nascerà la diocesi Sammarinese – Feretrana.

La grande svolta: il culto di San Marino
Nel 1586 vengono alla luce quelle che si credono essere le ossa di San Marino. Questo fatto dà un forte impulso al culto del  Santo che viene considerato, oltre che fondatore, il patrono, il protettore e il padrone dello stato. Il culto di Marino assume una valenza anche civile e politica oltre che religiosa. Tutto questo mentre il fenomeno del “Santo civico” si diffonde nei vari centri medievali.
Con gli Statuti stampati nel 600 e curati da una figura fondamentale per San Marino come Giuliano Corbelli, viene quasi sacralizzato il rapporto tra il Santo e lo Stato: San Marino vi compare sul frontespizio, a sancire la convinzione che lui sia il difensore della libertas. In questo modo cristianesimo e libertas paiono coniugarsi, nel clima controriformistico del tardo 500.
Lo sviluppo delle Istituzioni ecclesiastiche che caratterizzò quel periodo segnò anche un altro importante fenomeno: la committenza artistica. C’è in questo periodo una vera e propria esplosione di richiesta di oggetti d’arte anche a San Marino, come nel resto d’Italia, che ha lasciato opere pregevoli. Ma il maggior artista sammarinese, Giovan Battista Belluzzi, in realtà nulla ha lasciato in patria, perché impegnato come architetto militare al servizio dei Medici.

Gli statuti: sigillo della libertas
Una sottolineatura importante va fatta riguardo alla continuità straordinaria degli statuti sammarinesi che nella pubblicazione del ‘600 riaffermano una tradizione lunga quattro secoli basata sulla valenza del diritto comune, cosa eccezionale ed in controtendenza rispetto alle pratiche legislative avviate negli stati principeschi e nelle monarchie che abrogavano le consuetudini precedenti sostituendole con leggi calate dall’alto. La libertas di San Marino si esprime invece nella sua capacità di legiferare in accordo con la collegialità degli organi deliberanti, un fatto eccezionale se si pensa a quanto poco fosse rimasto in Italia e in Europa dello spirito comunale (tolte la Repubblica di Venezia, Genova e quella di Lucca), in uno scenario dove le autonomie locali furono accentrate e le normativa statutaria abrogata. Il XVI secolo è in questo senso il secolo chiave del destino della Repubblica: le autonomie spariscono dappertutto, a San Marino rimangono.

In conclusione
Come rispondere dunque alla domanda iniziale: che posto ha il cinquecento nella storia della Repubblica di San Marino? Il Professor Diego Quaglioni – uno dei massimi esperti del diritto comunale italiano – nel suo saggio afferma: “La storia del cinquecento sammarinese è la storia di un ininterrotto, caparbio e prudente esercizio di resistenza, in un equilibrio di relazioni tra tutte le potenze circostanti a cominciare da quella urbinate fino alla Chiesa di Roma”. Riprendendo quanto affermato da Melchiorre Delfico possiamo convenire che dove i governi crebbero in autorità e potere i popoli perdettero di energia, mentre “la nostra piccola Repubblica si salvò dal naufragio generale conservando indipendenza, libertà e costume.”

Il nuovo sito antichidocumenti.sm

Gli antichi documenti di San Marino online, per tutti

La serata è stata anche occasione per presentare ufficialmente il sito web www.antichidocumenti.sm, totalmente rinnovato nella grafica e soprattutto nelle funzioni di ricerca. Il sito avviato già 12 anni fa grazie alla collaborazione tra Archivio di Stato ed Ente Cassa di Faetano permette – registrandosi gratuitamente – di  accedere ai documenti originali e alle loro trascrizioni, per le quali occorre ringraziare il professor Michele Conti, già direttore dell’Archivio  instancabile sostenitore del progetto. La presentazione a Villa Manoni ha coinciso con la pubblicazione online della seconda serie dei verbali del Consiglio Grande e Generale – chiamato nel cinquecento Consiglio Principe e Sovrano – che va dal 1547 al 1558.
La digitalizzazione e diffusione dei documenti ha una doppia valenza: da un lato quella di renderli accessibili a tutti gli interessati, siano essi studiosi, appassionati, curiosi, persone che vogliono ricostruire la genealogia della propria famiglie ecc; dall’altro la conservazione di materiale delicatissimo che viene così salvaguardato dall’usura che comporta il loro utilizzo. Visita il sito www.antichidocumenti.sm

Scopri i progetti di Ente Cassa di Faetano 

E’ possibile acquistare il libro “Il Cinquecento Sammarinese” contattando il Centro di Studi Storici dell’Università di San Marino Tel 0549 885487 / csss@unirsm.sm

I libro contiene saggi di:
> Diego Quaglioni: Per una storia della statutaria sammarinese. Diritto e istituzioni nella prima età moderna.
> Ivo Biagianti: Le istituzioni ecclesiastiche di San Marino fra Romagna e Montefeltro
> Laura Rossi: Giuliano Corbelli o della “Virtù politica”
> Girolamo Allegretti: San Marino nella crisi di fine cinquecento
> Marino Cecchetti: Terra Libertatis, a tu per tu con Roma. Dalla trattativa del sale un passo significativo verso l’indipendenza.
> Leo Marino Morganti: Giovan Battista Belluzzi “Il Sammarino”: cittadino, architetto, soldato.