Il bene comune e la nascita della cooperazione – Parte Prima: Il Medioevo

“La Banca (…) ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo (…)  la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La Società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune”.

Così recita lo Statuto di ogni Banca di Credito Cooperativo. Una missione che non nasce da decisioni prese a tavolino, ma da ideali solidaristici che hanno attraversato i secoli fino a raggiungere, nel 1920, un gruppetto di uomini nel piccolo e periferico Castello di Faetano, nella Repubblica di San Marino.

Nell’anno del Centenario della nascita della Cassa Rurale di Faetano, Banca di San Marino ed Ente Cassa di Faetano tornano alla scoperta degli ideali che le muovono.

I MONTI DI PIETA’

Nell’articolo precedente abbiamo visto come Faetano si affacci alla storia nel 1233. E’ proprio in questa epoca, il Medioevo, che emergono le prime tracce di un’applicazione di principi solidaristici nell’ambito del credito. Un’epoca dai mille contrasti ma caratterizzata da una visione profondamente “unitaria” della vita e della società.
Nella seconda metà del 1400 nascono infatti i Monti di Pietà. Si tratta di realtà maturate in ambiente francescano, in particolare tra i Frati Minori Osservanti, guidati da Bernardino da Siena, riconosciuto come inventore dell’etica nell’economia grazie al suo Tractatus de contractibus et usuris del 1438.

Interno di una cattedrale gotica

“La necessità alla quale il Monte intendeva dare risposta era quella di credito a basso tasso di interesse o comunque a condizioni tali da consentire a quanti si collocavano al limite della sopravvivenza personale e famigliare di far fronte a urgenze senza peggiorare ulteriormente la loro situazione.

Non si voleva offrire elemosina ma credito a persone povere ma non poverissime, in grado di dare in pegno un oggetto, anche di modesto valore, a garanzia della restituzione e che si immaginava potessero risollevarsi dallo stato di bisogno in quanto capaci di lavorare. Il tenue tasso di interesse richiesto (…) caratterizzava l’azione del Monte diversificandola dalle usuali forme di beneficenza ma anche da quella dei banchi privati di prestito” (M.G. Muzzarelli).

Se infatti nelle città basso medievali erano attive da tempo varie forme di assistenza per i derelitti, per quanti invece necessitavano di piccolo credito non esisteva alternativa al banco privato, la cui attività era da tempo al centro della disputa su usura e giusto interesse. Dalla seconda metà del 1200 in molti centri urbani funzionavano infatti banchi di prestito nati in ambito ebraico, condotti secondo condizioni concordate con le autorità cittadine che fissavano tra il 20% e il 30% il tasso di interesse.

Particolare Chiostro del Duomo di Bressanone

A segnare la differenza con il prestito dei banchieri privati erano:
– il tasso di interesse
che nel caso dei Monti ammontava al 5% annuo, ma più di un Monte, almeno agli inizi, non esigeva alcun interesse nel nome del principio evangelico “concedete prestiti senza sperarne nulla” (Luca 6,35);
– la determinazione della tipologia di clienti
mentre i banchieri privati offrivano un servizio a solo scopo di lucro, senza indagare qualità sociale, origine del cliente e impiego del denaro concesso, i Monti si prefiggevano un fine solidaristico, lontano dalla logica del profitto. Per questa ragione non intendevano soddisfare qualsiasi richiesta ed utilizzavano il denaro raccolto con l’idea che tramite esso si svolgesse una funzione sociale.

Quentin Metsys, Gli usurai, 1520, Galleria D. Pamphilj

Il primo Monte di Pietà ufficialmente riconosciuto è quello fondato su impulso dai frati Michele Carcano e Barnaba Manassei nel 1462 a Perugia: da qui questi istituti si diffusero in tutta Italia per i secoli successivi, fino a San Marino.

IL MONTE DI PIETA’ A SAN MARINO

Le prime prove dell’esistenza di un Monte di Pietà a San Marino risalgono al 1619. E’ in questa data infatti – come sottolinea Francesco Chiapparino ne La nascita del sistema bancario a San Marino (Unirsm 2016) – che le autorità sammarinesi costituiscono un Monte di pietà, “raccogliendo l’invito della predicazione di svolta in questo senso dal “reverendissimo fra Mariano di San Marino”. Il General Consiglio infatti costituirà un’apposita commissione con il compito di raccogliere le elemosina destinate a costituire il patrimonio del Monte e di redigerne lo Statuto, all’interno del quale “si prevede la concessione di prestiti in denaro per un massimo di 10 lire a persone bisognose ma moralmente degne, con un interesse annuo del 5% e la presa in custodia di pegni del valore doppio o di un terzo superiore”.

Stando alle fonti inoltre, l’Istituto avrebbe dovuto funzionare anche come Monte frumentario, dal momento che si prevedeva il prestito, <<senza mercede>>, di non più di due mastelli di grano per famiglia, disponendone la restituzione entro il luglio successivo – il cosiddetto “credito a saldatura” tra semina e raccolto – nonché, ogni anno (…) una cerca generale de grani per tutto il territorio>> per dare consistenza al patrimonio disponibile a tal fine.”

Documento conservato presso l’Archivio di Stato della Repubblica di San Marino

LA LEGGE DELLA CARITAS

L’ispirazione che ha animato la nascita dei Monti e di tante altre opere trova il suo fondamento nella caritas cristiana, l’amore all’altro, un fattore che permeava integralmente la vita medievale in tutti i suoi livelli. Il riconoscersi creature di Dio – e dunque fratelli – stabiliva come ideale da perseguire quello che in termini moderni potremmo definire bene comune.

Una perfetta raffigurazione di questo ideale – tante volte tradito, eppure mai abbandonato – la si trova a Siena, nel ciclo di affreschi Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo, dipinto da Ambrogio Lorenzetti tra il 1338 e il 1339.

Allegoria del Buono e del Cattivo Governo, Ambrogio Lorenzetti, 1338, Palazzo Nuovo, Siena

Lorenzetti raffigura il contrasto tra la ricerca del proprio tornaconto – origine di violenza e divisione – e la tensione al bene comune che genera unità tra gli uomini e dunque un clima operoso e vivace in città e nelle campagne.

Negli affreschi il bene comune è rappresentato da un anziano e saggio monarca che domina l’intera scena e che rappresenta la communitas, la comunità, intesa come un corpo fisico. Il benessere dell’intero corpo coincide con quello delle singole membra, per cui la sofferenza di un solo arto porta malessere all’intero corpo. La virtù suprema che ispira la vita civile nelle città medievali è appunto la caritas – la figura sopra il capo del monarca -, dunque l’amore per l’altro non soltanto nelle relazioni affettive, ma anche nella vita civile.

Dalla caritas scaturisce la solidarietà: nascono infatti in questa epoca una fitta rete di opere per i più bisognosi come ospedali, confraternite, misericordie e appunto i Monti di Pietà.
La caritas sollecita anche la ricerca della giustizia, nel dipinto simboleggiata dalla figura femminile. Una giustizia sociale: distributiva e commutativa, rappresentata nei due piatti della bilancia: la prima regolatrice dei rapporti pubblici (distribuzione di onori e pubbliche ricchezze), la seconda dei rapporti privati (scambio di cose).

Allegoria del Buono e del Cattivo Governo, Ambrogio Lorenzetti, 1338, Palazzo Nuovo, Siena

LA GIUSTA MISURA

Proprio in questo periodo si tenta di determinare il giusto salario e il giusto prezzo distinguendo tra interesse e usura, monopolio e libero mercato, e nascono capitalismo e democrazia. Nella Repubblica di Firenze, emblema di tutta la civiltà medievale, l’organizzazione produttiva era articolata in corporazioni di arti e mestieri.

Se oggi la parola corporativismo evoca la difesa di interessi di parte contro l’interesse generale, nella Firenze medievale – che pullulava di dinamiche botteghe artigianali – le corporazioni erano sufficientemente libere e aperte: il Comune rispettava gli Statuti delle Arti, ad esse potevano accedere cittadini di diversa estrazione sociale, le tasse di iscrizione non erano proibitive e l’iscrizione non era obbligatoria.

Allegoria del Buono e del Cattivo Governo, Ambrogio Lorenzetti, 1338, Palazzo Nuovo, Siena

L’ideale perseguito era l’unità tra capitale e lavoro: dentro le corporazioni attraverso il legame tra maestro e garzone e fuori con la diffusione di alcuni istituti giuridici – come i contratti di enfiteusi – che favorivano la partecipazione del capitale all’attività lavorativa e imprenditoriale.

Nella Firenze medioevale si sviluppa anche la democrazia. Il diritto di elettorato attivo e passivo, inizialmente riservato ai soci delle Sette Arti Maggiori, viene progressivamente esteso anche ai soci delle tante Arti Minori.
In breve, nel Medioevo il bene comune consiste nel bene dell’intera comunità perseguito consapevolmente da ciascuno. Ognuno aveva a cuore, si prendeva cura, almeno tendenzialmente, del bene dell’altro.

Interno di una cattedrale gotica

Con la scoperta delle Americhe nel 1492 avrà inizio la Modernità e con essa si assiste ad cambiamento radicale dell’idea di bene comune, sotto la spinta di fattori economici, politici, culturali che segneranno profondi cambiamenti nella vita dell’Europa e non solo.

Nei prossimi articoli proseguiremo dunque il nostro viaggio attraverso i secoli, per scoprire quali avvenimenti e quali necessita porteranno nell’800 alla nascita delle Casse Rurali e del movimento cooperativo.

> Leggi il primo articolo “Le origini di Faetano”

*** NOTA PER IL LETTORE ***

Il presente articolo ha un intento puramente divulgativo e non intende in alcun modo esaurire una tematica profondamente complessa sia dal punto di vista storico che filosofico, sociale e politico. Invitiamo dunque il lettore ad approfondire ulteriormente questi argomenti attraverso la vastissima letteratura esistente a riguardo.

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Fonti

Breve Storia dell’Ente Cassa di Faetano, Ente Cassa di Faetano, 2007

Francesco Chiapparino, La nascita del Sistema Bancaria a San Marino, Università degli Studi RSM

Alfredo Ferri, Storie Minime, Per ricordare i principi cooperativi, Ecra, 2004

R.R. Martino, A. Azzi, Etica e Credito Cooperativo: L’insegnamento sociale cristiano alla prova delle relazioni economiche e finanziarie, Ecra, 2007

Antonio Magliulo, Il bene comune esiste davvero? Atti del corso di formazione Soci Ente Cassa di Faetano Socio si, ma di cosa, 2015

www.storiadellachiesa.it
www.creditocooperativo.it