I 125 anni di Palazzo Pubblico

Inaugurato nel 1894 su progetto dell’architetto Francesco Azzurri, per i lavori in pietra venne impiegata la manodopera locale diretta dal capomastro Giuseppe Reffi. È del 1994 il restauro di Gae Aulenti

Di Alessandro Carli

Palazzo Pubblico compie 125 anni. Costruito tra gli anni 1884 e 1894 su progetto dell’architetto Francesco Azzurri, lo disegnò nello stile severo e semplice dei palazzi comunali del Duecento e del Trecento. La prima pietra fu posata il 17 maggio 1884 mentre la solenne inaugurazione avvenne il 30 settembre 1894. Oratore della cerimonia fu Giosuè Carducci, che nell’occasione pronunciò il discorso “sulla libertà perpetua”. Per i lavori in pietra fu impiegata manodopera locale, sotto la direzione del capomastro Giuseppe Reffi mentre per le decorazioni, gli arredi e i manufatti furono scelti artigiani forestieri.

La facciata è sostenuta da tre arcate a sesto acuto ed è caratterizzata dalla presenza di tre grandi aperture e dalla torre dell’orologio. Sulla superficie, in pietra arenaria, sono presenti gli stemmi di illustri casate italiane, mentre sopra le arcate del portico sono inseriti quelli dei quattro Castelli che componevano l’antica Repubblica ovvero Serravalle, Fiorentino, Faetano e Montegiardino. Sulla destra della facciata si trova una statua in bronzo del fondatore della Repubblica, il Santo Marino, realizzata nel 1894 dallo scultore Giulio Tadolini. Sulla torre dell’orologio si trova invece un trittico in mosaico raffigurante i santi Leo, Agata e Marino. I merli della torre così come quelli del corpo principale sono di tipo guelfo. Sotto al portico si aprono 3 grandi portoni di ingresso ed è presente un busto marmoreo, realizzato sempre da Tadolini e raffigurante l’architetto Francesco Azzurri.

L’atrio

L’atrio del palazzo è caratterizzato da uno stile sobrio ed allo stesso tempo elegante. La scena vien dominata dall’ampio scalone in pietra che porta sino alla balconata. Il soffitto è costituito da un impalcato in legno policromo con un fregio decorativo mentre le pareti sono in pietra. Sulla parte di sinistra è appeso uno stemma della Repubblica mentre a destra è presente un busto in bronzo, opera di Tullo Golfarelli raffigurante Giosuè Carducci.

In alto sulle pareti, un fascione a tempera riporta gli stemmi dei personaggi e degli Stati che hanno dimostrato amicizia nei confronti del Titano nell’arco dei secoli.

In fondo all’atrio vi sono le porte che danno accesso alle stanze dove i Capitani Reggenti ricevono gli ospiti importanti e i cittadini.

Lo scalone d’onore

Lungo le pareti dello scalone vi sono diverse lapidi raffiguranti illustri personaggi sammarinesi e stranieri (tra cui Giuseppe Mazzini) insieme a due balestre del Cinquecento. È presente inoltre la testa bronzea di Abramo Lincoln, a cui i sammarinesi concessero la cittadinanza onoraria nel 1861. Il presidente statunitense, in quello stesso anno, dimostrò la sua simpatia nei confronti della Repubblica scrivendo ai Capitani Reggenti: “Benché il Vostro dominio sia piccolo nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia”.

Il piano intermedio

Nel piano intermedio c’è una piccola tempera murale che ricorda il periodo di occupazione alberoniana e la successiva Liberazione. Il cardinale Giulio Alberoni è raffigurato in un grande albero che Sant’Agata, raffigurata come una stella, colpisce con un raggio di luce troncandone il ramo. L’occupazione alberoniana cessò il 5 febbraio 1740, giorno di Sant’Agata, che da quel momento divenne patrona della Repubblica.

Un busto marmoreo ricorda Papa Clemente XII che si impegnò per la libertà dei sammarinesi. Una porta, infine, conduce ai locali adibiti a sala stampa.

Il vestibolo

Nel vestibolo, fra le due porte d’accesso alla sala del Consiglio Grande e Generale si può osservare un trittico in ceramica raffigurante i tre santi protettori della Repubblica, ossia San Marino, san Quirino e Sant’Agata. Il trittico si trovava originariamente sulla torre dell’Orologio, ma fu poi spostato nel 1922 poiché compromesso dagli agenti atmosferici. Una porta conduce agli uffici ed alla tribuna dalla quale i cittadini possono assistere ai lavori parlamentari.

La sala dello Scrutinio

È la sala dove semestralmente si svolgono le operazioni di spoglio delle schede per la nomina dei capitani reggenti. Sulla parete sono presenti due dipinti secenteschi raffiguranti Giovanni Battista e San Marino lapicida.

Il restauro di Aulenti

“Sono convinta che come luogo della memoria storica di tutti i sammarinesi fosse giusto fare un intervento molto contenuto e controllato al fine di raggiungere il massimo livello di funzionalità insieme ad un uso più contemporaneo di questi spazi”. Questo è uno dei passaggi contenuti nel libro “La sede nuova della Repubblica” in cui Gae Aulenti spiega il lavoro di restauro (parola che tra l’altro non amava molto) di tipo conservativo, che fece di Palazzo Pubblico. I lavori iniziarono il 7 marzo del 1994 e terminarono il 26 settembre del 1996 e oltre alle opere di restauro, i lavori adeguarono il palazzo ai nuovi standard di sicurezza, a realizzare una sede di alta dignità per la Reggenza e ad eliminare la maggior parte delle barriere architettoniche grazie anche alla realizzazione dell’ascensore che comportarono l’eliminazione di una scala a chiocciola.

L’archistar, parlando delle luce, disse: “Vorrei cercare di convincere che sono così ‘affezionata’ a queste finestre ‘medievali’, spiegando che nel disegno dei nuovi serramenti abbiamo progettato un secondo telaio che ci permetterà di mantenere i vetri montati come quinte interne che si possono aprire ad anta per far sì che attraverso la trasparenza dei vetri dei nuovi serramenti entri all’interno del Palazzo il vostro splendido paesaggio che si estende dal Montefeltro al mare”.

Il progetto nei dettagli

Le caratteristiche principali del progetto firmato da Gae Aulenti.

1 – Creazione di due nuovi sistemi di collegamenti verticali del Palazzo. Verso la cava dei Balestrieri viene progettata una nuova scala, in pietra di San Marino, e un ascensore, che collegano i sette piani dell’edificio. Verso Piazza della Libertà viene progettata una nuova scala, sempre in pietra.

2 – Ricavare un terzo piano interrato per nuovi archivi e impianti tecnici.

3 – Ritrovare a tutti i livelli del Palazzo diverse sale riunioni destinate alle Commissioni Parlamentari, ai Gruppi Consiliari, al Congresso di Stato e al Consiglio del XII, necessarie allo svolgimento delle attività di Governo. Ma il tema più importante e anche il più dibattuto di questo progetto è stato la riorganizzazione del Consiglio Grande e Generale. Per poter collegare il nuovo sistema verticale abbiamo dovuto progettare un piccolo ponte che scavalca lo scalone d’onore e introduce alla Sala del Consiglio Grande e Generale. Questa struttura di ferro e pietra, che ci permette di rendere indipendente la Sala dei XII, va interpretata come un elemento che abbia la capacità di rappresentare la connessione tra vecchio e nuovo, tema che si ripropone anche nell’allestimento di questa sala. Mantenendo l’attuale disposizione perimetrale tramandata dalla tradizione, ma dovendo dotare la sala di una apparecchiatura elettronica adeguata, il nuovo allestimento è stato progettato come atto di continuità col passato, ma anche con una continuità verso il futuro.

L’Orazione di Gae Aulenti per l’insediamento dei Reggenti nel 1993

Gae Aulenti il 1° ottobre del 1993 tenne un’Orazione Ufficiale per l’ingresso di Gian Luigi Berti e Paride Andreoli e parlò di Palazzo Pubblico.

“È con senso di curiosità e celato pudore, ma con una sensazione di felicità per questo grande onore che mi è stato riservato che mi accingo ad assolvere il mio compito di pronunciare l’orazione per l’insediamento dei Capitani Reggenti. San Marino ha origine nel primo millennio d. C. dove la prima comunità si insedia presumibilmente sull’estremità nord-est del monte Titano. (…). La localizzazione dell’edificio è nel cuore stesso della vita repubblicana, localizzazione che da secoli è sede dell’Eccellentissima Reggenza e del Consiglio Grande e Generale, quindi simboli di quell’indipendenza e di quella democrazia che hanno presieduto alla costituzione di San Marino, la Repubblica più antica del mondo. Il primo Palazzo fu costruito verso la fine del 1300 come Domus Magna Comunis e rimaneggiato più volte verso la metà del ‘500 per le precarie condizioni statiche che ne minacciavano la solidità della struttura. Il Palazzo vecchio venne abbattuto per far posto all’attuale, dopo lunghi anni di dibattiti. Il disegno attuale lo si deve all’architetto Francesco Azzurri, presidente dell’accademia di San Luca, e la nuova costruzione ebbe inizio nel 1884 per terminare dieci anni più tardi nel settembre del 1894. Dagli atti del Consiglio del 16 aprile si legge che l’architetto Azzurri, presentando i disegni per il nuovo Palazzo, accompagnò questi con la seguente relazione: ‘Quando il sottoscritto ebbe l’onorevole incarico di delineare la Residenza del Governo della Serenissima Repubblica di San Marino, ha domandato a se stesso se doveva adottare uno stile moderno ovvero uno stile che rammentasse l’antico del decimosecondo o decimo terzo secolo… ebbene, il sottoscritto ha voluto nella esterne e interna fisionomia del Palazzo, esprimere il passato glorioso della Repubblica, la sua invarietà, la sua antichità, la sua affermazione moderna. Dunque l’architettura deve nei suoi edifici esprimere a chi la guarda, che essa mantiene invariabilmente l’antico carattere come mantiene inviolabilmente le sue antiche istituzioni. Con una moderna architettura si sarebbe posta al di sotto anche delle altre città italiane le quali, benché un giorno trasformate, e oggi poi formino parte della grande Nazione, pure, gelosissime, hanno conservato sempre e conservano per la residenza del Comune i loro antichi Palazzi, e rispettano la loro integrità. Questo è quanto il sottoscritto ha creduto esporre alle Eccellenze Loro a discarico del proprio ufficio’. (…) Il Palazzo, edificato con pietra estratta dal monte Titano, è ricco di emblemi, pietre marmi, lapidi e iscrizioni, bronzi, bracci e fanali che ne ornano la facciata, sostenuta da grandi arcate a sesto acuto che appoggiano su pilastri ottagonali. Ma bisogna ricordare che la prolusione di Azzurri non giustificava unicamente una propria scelta ideologica, letteraria ed estetica per il Palazzo, ma che questa posizione era molto diffusa nella cultura italiana di quel periodo, che considerava il ‘revival’ degli stili del passato come una componente necessaria alla composizione architettonica. Oggi questo Palazzo ha bisogno di una revisione funzionale, necessaria ai nuovi comportamenti e alle nuove modalità di lavoro. Quindi interrogarsi o meno sul pensiero di una scientificità del restauro di questo edificio è una questione poco importante, addirittura banale, perché impostare il problema in nome della logica della scienza significa sottrarsi alla logica dell’edificio che dobbiamo esaminare, e per me è chiaro che ogni progetto di architettura si costituisce come forma di interpretazione di un luogo specifico, di un edificio specifico. E’ per questo che la parola ‘restauro’ entra molto poco nel mio pensiero generale, anche se di restauro di alcune piccole parti qui ci dobbiamo occupare”.